La bolla interessa tutta la pianta, dai germogli alle foglie e ai frutticini e raggiunge una maggiore vistosità a carico delle foglie.
I primi sintomi appaiono già sulle piccole foglie in accrescimento con delle piccole bolle rossastre, con la parte convessa verso l’alto; le parti colpite assumono uno spessore maggiore e diventano turgidi, carnose e fragili.
Le foglie colpite dopo qualche tempo, con l’aumentare dell’infezione, si contorcono ed accartocciano finendo col cadere lasciando la pianta spoglia.
Il patogeno, Taphrina deformans, perforando la cuticola della giovani foglie, penetra, dando luogo ad un micelio, che insinuandosi tra cellula e cellula invade gli strati del tessuto sottostante. Le ife più superficiali danno origine alle forme sessuate del fungo che escono
all’esterno, dove si riuniscono in una sorta di palizzata dando così forma alla superficie bollosa della foglia.
Lo sviluppo del parassita è influenzato dal tempo, la micopatia raggiunge il massimo livello di infezione alla ripresa vegetativa, ed in coincidenza con climi piovosi e freddi (8° – 15°C).
La malattia si arresta quando il clima diventa caldo secco; a questo punto però il fungo ha già svolto la sua attività dannosa riducendo l’attività fotosintetica della pianta, con conseguente deperimento e ripercussioni per la prossima stagione vegetativa.
La lotta è esclusivamente chimica perché la raccolta delle foglie infette e poi bruciate, da solo risultati parziali.
I trattamenti chimici saranno due: il primo in autunno alla caduta delle foglie, il secondo in inverno appena la temperatura tende ad innalzarsi (bottoni rosa).
Questi trattamenti riescono a inattivare il parassita rendendo impossibile l’insediamento nella primavera successiva; il primo trattamento si farà con poltiglia bordolese al 2% oppure con Thiram o Ziram al 0,5% mentre il secondo sempre con Ziram o Thiram al 0,4 – 0,5%; il Captafol che ha una efficacia elevata si userà se non è stato effettuato il trattamento invernale.